Museo diocesano, la mostra Lepanto di Mario Vespasiani

Aperta fino al 9 dicembre 2018

Gaeta Museo Mostra Lepanto

DATE E ORARI
7 ottobre – 9 dicembre 2018
venerdì 15.00 – 19.00
sabato e domenica 9.30 – 12.30 / 15.00 – 19.00

Museo Diocesano di Gaeta
Piazza Cardinale de Vio 7
Tel. 0771.740300
www.arcidiocesigaeta.it/museo
beniculturali@arcidiocesigaeta.it

La direzione del Museo Diocesano di Gaeta è onorata di accogliere l’artista Mario Vespasiani, in un progetto site-specific dal titolo Lepanto, mostra che si apre esattamente in occasione dell’anniversario della celebre Battaglia avvenuta nel 1571.

Vespasiani, dopo l’importante mostra Navi degli Astri – nella quale ha indagato il tema dell’uomo nel suo rapporto col mistero e con l’infinito – continua la personale ricerca che intreccia il senso del sacro agli elementi della natura, e questa volta lo fa confrontandosi con un evento storico memorabile, che coinvolse due civiltà in quella che è definita l’ultima grande battaglia navale avvenuta nel Mediterraneo.

Lo scontro ebbe luogo nel golfo di Corinto domenica 7 ottobre (giorno di apertura della mostra) del 1571 tra la Lega Pontificia e le forze turche, con uno schieramento di 150.000 uomini e 400 galee, ma ciò che portò alla battaglia ebbe origine il 2 luglio (giorno di nascita dell’autore) del 1570 a seguito dell’attacco ottomano all’isola di Cipro. Mario Vespasiani attento ai simboli e alle date, ha voluto presentare questo progetto proprio nel Museo Diocesano della Città, in quanto è qui conservato lo stendardo originale che sventolava sull’albero della nave ammiraglia della flotta capeggiata da Marcantonio Colonna, cercando di evocare negli spettatori un dialogo temporale e spaziale di notevole originalità ed emozione.

La battaglia di Lepanto nel corso dei secoli ha ispirato alcuni dei più grandi innovatori della pittura occidentale, da Tiziano a Tintoretto, da Veronese fino a Twombly, che a Gaeta ha vissuto e dove sono ancora visibili le sue testimonianze. E proprio con le opere più vivaci di Cy Twombly i dipinti di Mario Vespasiani sembrano allacciare un collegamento cromatico, che trova in quel “simbolismo romantico” la carica poetica e sensuale della pittura, la quale ha per ambedue, un fondamento solido nella tradizione letteraria, storica ed epica. Difatti col ciclo “Lepanto” hanno entrambi interpretato la grandiosa descrizione dell’evento, con una risoluta libertà emotiva.

La mostra si divide in due parti, la prima presenta opere su tela che corrispondono allo schieramento della navi, al viaggio in quel mare che si colora dell’energia del momento, mentre la seconda, con le opere su carta, rivela uno sguardo subacqueo, tra alghe, riflessi e relitti, in cui le imbarcazioni riposano nel tempo del sogno, fluttuando lentamente e a grande distanza, in quello che non è più uno scontro ma quasi un momento di raccoglimento, in cui vagano silenziose, come per rispetto di tutti quegli uomini che con loro si inabissarono.

Dopo 500 anni il racconto che l’artista introduce non è più quello drammatico che ci perviene dalla storia: difatti Vespasiani non si concentra sulla raffigurazione di distruzioni e perdite, bensì mediante pregevoli tonalità cromatiche e tratti vibranti, sembra voler unire le differenti sapienze di due civiltà millenarie, nella metafora della navigazione, l’interesse comune ad essere portatori di un messaggio di cooperazione nel rispetto delle proprie identità.

Il Museo Diocesano apre all’arte contemporanea le sale della collezione permanente, in viaggio sia fisico che mentale, da compiere insieme.

 

Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e, ad oggi, ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. È stato tra i pochissimi artisti ad avere interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all’astrofisica, dall’antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell’opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale.

Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall’arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione. Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di recente è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale.

Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d’arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell’ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Nel 2015 esce Planet Aurum, il suo primo libro di scritti. Nel 2016 è l’ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari.

Nel 2017 organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto studiosi provenienti da vari ambiti per tentare di decifrare il tempo presente. Nel 2017 il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. La sua indagine artistica non ha riferimenti analoghi nel panorama contemporaneo per tematiche, scelte espositive e collaborazioni. Trentanove sono ad oggi le pubblicazioni personali, che dall’esordio, hanno documentato in maniera metodica la sua ricerca.