Pellegrini e missionari

Il terzo viaggio della Chiesa diocesana nel continente africano con la partecipazione dell'arcivescovo Luigi Vari

Ogni viaggio porta con sé eccitazione e piccole ansie, soprattutto quando manca poco alla partenza e per noi mancano 3 settimane. Il prossimo 19 agosto, infatti, Strade di Umanità, l’iniziativa missionaria dell’arcidiocesi di Gaeta, entrerà nel vivo. Dall’aeroporto di Napoli partiranno 14 pellegrini della nostra diocesi, compreso il nostro arcivescovo Luigi Vari, i sacerdoti don Alessio Tomao e don Francesco Contestabile, il diacono don Silvio Filosa, tre adulti e sette giovani della nostra diocesi, provenienti da Formia e Fondi. Direzione Cotonou, capitale economica del Benin, dove per la seconda volta vivremo la nostra esperienza di missione.

Il nostro viaggio lo abbiamo pensato diviso in tre parti, una delle quali divisa anch’essa in tre, ognuna con uno scopo preciso, perché l’esperienza in Benin è solo una parte del viaggio.

Si inizia con la formazione. Tutti i partecipanti si impegnano a un percorso di incontri attraverso i quali prepararsi al viaggio e, non meno importante, conoscere gli altri del gruppo. Gli incontri hanno avuto come tema: la cultura e la situazione politico-sociale del Benin, la spiritualità missionaria e la preparazione del servizio.

Si, perché noi occidentali abbiamo tre grandi tentazioni quando pensiamo all’Africa.

La prima è credere che l’Africa sia un paese e non un continente: ogni stato africano ha una sua storia, una sua cultura millenaria e una sua situazione politico sociale diversa. Chi di voi penserebbe mai di dire che la Svezia e l’Italia sono la stessa cosa? Eppure sono entrambe Europa! Così, il primo sforzo che si chiede ai viaggiatori è di accettare di entrare con rispetto in una cultura diversa e soprattutto non inferiore alla nostra, come ci capita spesso di pensare.

La seconda tentazione è ecclesiale e non troppo dissimile alla prima. Abbiamo la presunzione di credere la fede della nostra Chiesa europea sia il modello a cui tutto il mondo deve adeguarsi. Per fortuna, lo Spirito si intreccia con la storia dei popoli e pur nella stessa fede suscita modi sempre nuovi e diversi per comunicare la Verità tutta intera, il Signore Gesù. Perciò il secondo passo è quello di accettare di vivere un’esperienza di fede, durante la quale incontrare il Cristo seminato in tutti i popoli della terra.

L’ultima tentazione è quella di pensare di essere necessari economicamente e tecnicamente al benessere del paese che si visita. I viaggi nel continente africano sono spesso proposti innanzitutto come esperienze di servizio nella Chiesa, noi scegliamo che questa parte sia quasi l’ultima. E qui si scopre che “eravamo andati per portare quel che mancava e abbiamo scoperto di essere noi i poveri” come ci hanno raccontano quelli che hanno già fatto l’esperienza negli anni passati.

Ma se l’esperienza si concludesse il 7 settembre con il viaggio di ritorno in Italia, sarebbe stata davvero poca cosa. Ogni incontro, ogni gesto, ogni fatica, ogni passo per essere davvero interiorizzato deve essere raccontato. Credo che il Vangelo sia nato anche per questo motivo. Il Signore ha mandato i suoi ad annunciare quello che avevano visto e vissuto, anche perché era necessario a loro, ai discepoli. Ciò che non racconti non diventa pienamente tuo, perché lo sforzo di ordinare i ricordi e di donarli a qualcun altro ti permette di interiorizzare e mettere ordine nel tuo cuore alla tempesta di emozioni che una simile esperienza ti lascia. Oggi io e gli altri partecipanti possiamo dire i nomi e riconoscere i volti dei bambini, delle suore e degli uomini e le donne che abbiamo incontrato nel 2021, perché siamo stati aiutati dal racconto che ne abbiamo fatto alla diocesi.

Così l’ultima tappa di questo pellegrinaggio missionario è proprio la restituzione alla diocesi del bene ricevuto, attraverso il racconto, che sotto la coordinazione di don Filippo Mitrano, direttore dell’ufficio missionario diocesano, tutti i partecipanti faranno nel prossimo anno pastorale.

don Francesco Contestabile,
vicedirettore Caritas

 

Alcuni scatti fotografici del primo viaggio del progetto “Strade di umanità” – Senegal 2019

 

Alcuni scatti fotografici del secondo viaggio del progetto “Strade di umanità” – Benin 2023

 

IL PROGETTO “STRADE DI UMANITÀ”

Strade di Umanità arriva alla terza edizione. Nato dall’intuizione del direttore della Caritas e della Pastorale Giovanile nel 2018, per dare continuità ai progetti di sostegno economico alla Chiesa in terra di missione, il cosiddetto Avvento di Fraternità, che si svolge in diocesi da tantissimo tempo.

L’idea, semplicissima, fu questa: portiamo i giovani a vedere i progetti che realizziamo e poi facciamoglielo raccontare a tutta la diocesi.

La prima esperienza fu in Senegal nel 2019 e partimmo in 3, pionieri di un’avventura che non sapevamo ancora bene come progettare. I successivi due anni di stop per la pandemia ci permisero di fare tesoro della prima esperienza e di tentare un nuovo viaggio tutto organizzato dalla nostra diocesi, con il supporto in loco della congregazione delle suore di S. Agostino del Benin.

Era il 2022 e questa volta eravamo in 9, tra cui due sacerdoti. Da quest’ultima esperienza è nato un cortometraggio, che potete trovare su Youtube scrivendo “strade di umanità, viaggio in Benin”.