Celebrata in Cattedrale l’eucaristia in suffragio di Papa Francesco

Nella serata di ieri, Lunedì dell’Angelo, in Cattedrale a Gaeta, l’arcivescovo Luigi Vari ha presieduto l’eucaristia in suffragio dell’anima di Papa Francesco nel giorno in cui è tornato alla Casa del Padre. Hanno concelebrato l’eucaristia i presbiteri della città e numerosi fedeli hanno partecipato alla santa messa. Presente anche una rappresentanza dell’amministrazione comunale.

Già nella recita del rosario si respirava un’aria di familiarità, come quando viene a mancare una persona cara.  Così, infatti, ha esordito monsignor Vari nella sua omelia: «Celebriamo questa Messa proprio nel giorno in cui Papa Francesco ha raggiunto la Casa del Padre. Lo facciamo non con discorsi ufficiali, non con parole ricercate o solenni, ma come una famiglia che si riunisce per pregare per una persona cara. Questo è, credo, il sentimento che ci ha accompagnati fin da questa mattina».

Prendendo spunto dalla prima lettura (At 2,14.22-33), che ha come protagonista Pietro e il suo discorso sulla risurrezione di Cristo, l’Arcivescovo ha richiamato alcuni tratti del Pontifice: «Papa Francesco, successore di Pietro, ci ha parlato della vita e della risurrezione con le parole, ma soprattutto con i gesti. E proprio come un segno profetico, l’ultimo gesto del suo pontificato è stato quello di andare a trovare i detenuti a Regina Cœli. In tanti gesti come questo, ci ha mostrato che credeva davvero nella risurrezione, che credeva che la vita ha argomenti più forti della morte, che le persone possono ricominciare, che si può vincere il male con il bene, la disperazione con la speranza».

Rileggendo gli anni del pontificato di Francesco, monsignor Vari ha sottolineato che tutta l’azione pastorale di Francesco è stata «un grande incoraggiamento ad avere fiducia nella vita. Anche quando le sue parole sono rimaste inascoltate — pensiamo a quante domeniche ha chiesto di pregare per la martoriata Ucraina — non si è mai stancato».

Insieme alla preghiera di suffragio, l’Arcivescovo ha invitato anche ad elevare una preghiera di ringraziamento «per il Pastore che abbiamo avuto. Un Pastore che ha cambiato tante cose: molte forse non le comprendiamo ancora del tutto!». E, infine, ha chiesto anche di pregare «per la Chiesa, perché lo Spirito Santo susciti un nuovo Pastore capace di raccogliere il testimone e soprattutto capace di renderci consapevoli che la speranza è anche nelle nostre mani. Forse, questo è il dono più grande che Papa Francesco ci ha lasciato: farci comprendere che le nostre mani, le nostre parole, i nostri pensieri sono importanti. Forse per la prima volta ci siamo sentiti tutti parte, tutti famiglia, tutti desiderosi di camminare insieme».

Ha concluso l’omelia, ringraziando i fedeli per la presenza numerosa alla celebrazione: «Questo — lasciatemelo dire — è il segno più bello: che lui è stato un Pastore che ha toccato il cuore. Siamo tanti. Gli vogliamo bene. E questo è l’omaggio più prezioso che possiamo offrirgli. Lui conosceva Gaeta. Me lo diceva sempre. La conosceva per due motivi: il primo era Pio IX, che qui fu in esilio — “A Gaeta i papi…”, mi diceva sorridendo. L’altro era Rosmini, che visse qui a Gaeta e che lo incuriosiva molto. C’erano anche persone di Gaeta che collaboravano con lui. Che il Signore ci aiuti, che aiuti la Chiesa e che questo momento sia per tutti noi un tempo di riflessione, perché siamo cristiani che credono che la morte è stata sconfitta e che la vita trionfa. Non celebriamo solo il ricordo di un defunto, ma il passaggio di un fratello nella Casa di Dio. Per lui, ma anche per tutti i nostri fratelli e sorelle che abbiamo salutato lungo il cammino della nostra vita».

don Antonio Centola,
direttore Ufficio per le Comunicazioni Sociali

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