
I risultati della qualità delle acque nel nostro Golfo, presentate recentemente dalla Goletta Verde di Legambiente, dovrebbero aver indotto molti a riflettere sulle condizioni del mare che tanti in genere apprezzano.
Come responsabile della Pastorale Ambientale dell’Arcidiocesi di Gaeta, sento di dover condividere alcune riflessioni con ciascuno, ma in primis con chi svolge un ruolo di salvaguardia e tutela del bene comune. In questo ruolo, infatti, non ci si può permettere di avere uno sguardo solo al presente, ma si deve saper guardare al bene delle future generazioni.
Probabilmente, la proposta di istituire un’Area marina protetta da parte dei Comuni di Formia e Minturno nei fondali antistanti al Monte di Gianola e al Monte di Scauri, come sottolineato dalla manifestazione svoltasi nel Golfo sulla Goletta Verde, sarebbe un segnale estremamente positivo in questa direzione.
Così come la firma apposta, in occasione della tappa della Goletta Verde nel Golfo, al protocollo LIFE+ A_GreeNet da parte dei Comuni di Formia e Gaeta, ovvero aderire a un progetto europeo per la rigenerazione del verde urbano e nella resilienza climatica rappresenta un’opportunità strategica per le città costiere. Anche il riconoscimento della Bandiera blu, al di là di situazioni non del tutto “green”, per le spiagge dei territori comunali di Formia e Scauri-Minturno, rappresenta un auspicio per una gestione più sostenibile. Potremo aggiungere anche gli sforzi importanti, che fanno molti cittadini riuniti in associazioni ambientaliste o anche gli studenti delle scuole del nostro golfo, per promuovere la cura del nostro territorio e per questo da premiare e da sostenere.
Eppure le notizie di cronaca, confermate da dati scientifici, ci dicono che nel Golfo ci sono per l’ennesimo anno tratti di costa non balneabili, adiacenti ad altri dove, invece, si affollano bagnanti “autorizzati a farlo”. Se questo fosse limitato ai litorali prossimi alle attività portuali, o marittime in senso lato, non sarebbe così allarmante, anche se non gratificante.
Le ragioni della non balneabilità sono in una contaminazione batterica (escherichia coli ed enterococchi intestinali) molto al di sopra dei limiti consentiti, misurati dalla Goletta Verde e confermati dalla Regione Lazio, dei tratti antistanti al Rio Santa Croce e di quelli del litorale di Scauri.
Esse sono quasi essenzialmente da mettere in relazione a quanto accade nell’entroterra, in aree prossime ai corsi d’acqua o ai canali artificiali, che giungono a mare. Questi accadimenti denunciati da anni non sono stati essere risolti dalle amministrazioni comunali e dagli enti, pur avendone le possibilità.
Eppure negli anni scorsi le amministrazioni hanno ottenuto finanziamenti a opere di risanamento, che ad oggi non sono ancora stati resi esecutivi; altri fondi potevano essere richiesti con il Contratto di Fiume del Rio Capodacqua-Santa Croce, realizzato ma non adottato nelle azioni previste (ad esempio: depurazione aree industriali, riqualificazione rete idrica e scarichi fognari, abbattimento concimi azotati, monitoraggio delle acque, dragaggio rifiuti sui maggiori corsi d’acqua, ecc.).
A queste criticità non risolte si aggiungono quei gesti deprecabili, anch’essi evidenziate dai giornali e dai social, di scarichi di ogni genere messi in essere da tanti quotidianamente e dappertutto. Poi, in modo più subdolo, si verificano nelle aree protese al golfo sfruttamenti pesanti delle risorse del territorio (acqua, suolo, ecc.), che danneggiano l’ambiente e i suoi abitanti.
Ciascuno, sia con un ruolo pubblico che di semplice cittadinanza, non immagina, forse che questo si ripercuote sulla qualità ambientale del litorale del Golfo e sul benessere di tutti coloro che ne usufruiscono, non solo per pochi giorni.
Necessita quindi una maggiore responsabilità della cura dell’ambiente e dei suoi abitanti, a partire dalla nostra sensibilità verso quello che ci circonda e finendo all’attenzione da avere in quello che facciamo quotidianamente. Esaltare la cultura della cura farebbe stare bene tutti nel presente, così da sperare in un futuro migliore.
Alessio Valente,
Responsabile Pastorale dell’Ambiente