Al via il Giubileo «albiniano»

Lunedì 15 dicembre, nella parrocchia di sant’Albina vergine e martire in Minturno si svolgerà la solenne celebrazione di apertura dell’Anno Santo albiniano, presieduta dal cardinale Enrico Feroci, in occasione del 1775° anniversario del martirio della Santa, avvenuto il 16 dicembre 250 sotto il governo dell’imperatore romano Decio, come attestato dall’antico martirologio romano del quale la Parrocchia ne custodisce una copia in archivio. Alla celebrazione parteciperanno: l’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari, l’arcivescovo emerito Fabio Bernardo D’Onorio, le autorità civili e militari accolte dalla comunità ecclesiale in festa, che si sta preparando all’evento già da molti mesi.

La ricorrenza costituisce un evento sia diocesano che cittadino in quanto la Santa, le cui spoglie mortali sono custodite sotto l’antico altare maggiore della Basilica Cattedrale, è compatrona dell’Arcidiocesi, mentre il cranio, reso disponibile per la venerazione dei fedeli, il 23 giugno 1985  fu posto sotto l’altare della chiesa parrocchiale omonima di Scauri, perché la martire è anche compatrona della città di Minturno e,  la sua vicenda, fa parte della sua storia. Infatti, secondo la narrazione dell’antica “passio”, il suo corpo, decapitato a Cesarea Marittima, fu posto su una barca che approdò prodigiosamente presso lo scalo marittimo di Scauri, luogo commerciale dal quale deriva il nome della località scaurese, sito ai piedi di Monte d’Oro, motivo per il quale Albina è venerata anche patrona di Scauri, del mare e dei naviganti. Un’altra tradizione storica ritiene che sant’Albina, approdata a Scauri ancora vivente, abbia subito il martirio sul Monte d’Oro, presso il “sacellum” della dea Diana, la dea delle morti giovani ed improvvise.

Il culto di sant’Albina affonda le sue radici nella prima comunità cristiana che si radunava sulla tomba della Martire per celebrare il sacrificio eucaristico, in un edificio di culto probabilmente edificato sui resti di un tempio o di una villa romana nella zona Faraone, come si evince dai documenti conservati nell’archivio storico di Montecassino. Infatti, il documento IV del Codex Diplomaticus Cajetanus dell’anno 830 afferma l’esistenza di un “locus albiniano”. Anche il documento XXXI del medesimo Codex dell’anno 924 conferma l’esistenza di un “locus albiniano”. Nell’anno 981 il documento LXXX del Codex riporta, con maggiore chiarezza, l’esistenza di una “ecclesia Sancta Albina … petia de terra seminata ria posita iuxta ribus pupini, et iuxta silice prope sancta Albina cuius ecclesia sita est foras istius civitatis… de ecclesiae beate Albinae martire”, sita probabilmente sulla riva destra del fiume Garigliano, luogo di preghiera della piccola comunità che in essa si radunava. Nell’anno 1158 la Bolla papale di Adriano IV, confermando la giurisdizione della diocesi di Gaeta, cita l’esistenza nel territorio di una “Ecclesiae Sanctae Albinae”, come anche la Bolla di papa Alessandro III nell’anno 1170 Il 13 maggio 1291 papa Niccolò IV concesse alla chiesa di sant’Albina l’indulgenza plenaria, in perpetuo, dal 16 dicembre, giorno anniversario del martirio, al 24 dicembre. Non è da escludere che le spoglie mortali siano state custodite nell’antica Cattedrale di San Pietro in Minturno e, con la soppressione della Diocesi nel VII secolo, il corpo della Martire fu portato nella Cattedrale di sant’Erasmo in Formia e sepolto accanto al Vescovo e Martire fino a quando, entrambi, non furono trasferiti nella Cattedrale di Gaeta a seguito dello spostamento della Sede episcopale nella parte antica della città.

Come a confermare la comunità nell’antica devozione alla Santa, la sera del 27 aprile 2020, durante la pandemia da Covid 19, l’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari, con una preghiera spontanea (divenuta oggi supplica alla Martire pregata coralmente dai fedeli) affidò la città di Minturno e le altre città della nostra Chiesa locale a sant’Albina, unitamente ai ragazzi a ai giovani, impetrando dal lei coraggio e forza per affrontare le sfide della nuova evangelizzazione.

La commissione giubilare parrocchiale ha organizzato un calendario di eventi per aiutare tutti a vivere il giubileo albiniano andando alle “Alle sorgenti della fede”, cioè al passato glorioso delle antiche Chiese di Minturno e di Formia e proiettati nel futuro, con lo stesso entusiasmo dei primi cristiani in comunione con l’intera Chiesa di Gaeta che oggi comprende anche Fondi.

Il logo giubilare riporta il suddetto motto con il volto della Martire che trasmette fiducia e abbandono alla volontà di Dio. Al centro vi è quell’umile barchetta che ha portato la sua testimonianza nella nostra terra, e che continua ad accompagnare la Chiesa sui mari agitati della storia per portare ai popoli la pace “disarmata e disarmante”, come ebbe a dire papa Leone XIV nel giorno della sua elezione.

don Antonio Cairo,
parroco della parrocchia di Sant’Albina V.M.
in Scauri di Minturno

 

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