
Una vita interamente donata al prossimo, dall’incubo della guerra all’incontro con papa Giovanni Paolo II, racchiusa nel libro “Don Cosimino” scritto da Candela Copparoni e Carlo Fusco, edito da Città Nuova. Il libro verrà presentato il 1° marzo alle 16, nella sala conferenze del Palazzo De Vio di Gaeta. L’evento, curato dall’Associazione “Amici di don Cosimino” si inserisce nelle iniziative per concorrere alla conoscenza della vita, delle opere e virtù del Servo di Dio, già parroco di san Paolo apostolo in Gaeta. Oltre agli autori del libro, l’iniziativa vedrà la partecipazione del cardinal Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il clero e di monsignor Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta, rispettivamente curatori della prefazione e della postfazione.
Il libro ripercorre la vita di don Cosimino attraverso i racconti delle persone che con lui hanno avuto il privilegio di condividere parte del loro cammino. Ciascuno, “senza distinzione di età, di cultura, di estrazione sociale” che lo incontrava, non restava come prima, ma con entusiasmo provava a imitarlo. Il segreto di questo stile di vita derivava dall’incarnare la Parola di Dio in ogni occasione, così da mostrarsi concreti e decisi anche quando le situazioni potevano essere difficili.
Così facendo crebbe la comunità parrocchiale, esempio di accoglienza concreta per tutti. Avendola vissuta personalmente, posso dire con certezza che il libro sarebbe stato molto più voluminoso, se si fossero ascoltati i tanti che, solo per respirare “l’aria bella” in quella messa o per osservare “il formicaio” di quella comunità, ne venivano a contatto.
In quel contesto si trovò lo stesso Cardinale, allora giovane sacerdote in formazione, che così scrive di don Cosimino: “Era assetato di autentica vita evangelica e impegnatissimo personalmente a diffonderla, cercava quel sigillo e con radicalità posponeva tutto alla scelta di Dio, di Dio solo, di Dio e nient’altro. E in Lui tutto ritrovava: persone da coltivare e da cui ricevere la vita cristiana in una reciprocità mai scontata, beni da distribuire ai poveri, luce da condividere con chiunque, serenità e gioia da diffondere, anche quando sperimentava le tenebre”.
Il Cardinale non si esime dal richiamare i presbiteri di tutto il mondo a vedere in don Cosimino un modello di prete capace di “fare da ponte tra Cielo e terra, non solo con l’amministrazione dei sacramenti e l’insegnamento, ma con la vita spesa a fianco della propria gente”. Ciò traspare distintamente nei racconti “ricomposti” dagli autori per delineare la sua figura sin dalla sua nascita.
Con un linguaggio semplice e diretto, Copparoni e Fusco hanno cercato di articolare una storia che riconducesse al “solo per te”. Questo è, infatti, il sottotitolo del libro, chiara espressione del filo d’oro che lega la storia di don Cosimino. Dai racconti emerge chiaramente che appena si conosceva di una persona che non avesse lavoro, di una famiglia che non avesse da mangiare o di una madre single senza i mezzi per vivere, la sua creatura diventava l’impegno di tanti per risollevare la situazione. Persino l’amministrazione comunale sentiva spesso il bisogno di affidarsi a lui “per i casi socialmente più complessi” e così la parrocchia diventava obbligo di dimora o luogo di protezione. Naturalmente, ai giovani era raccomandato di non lasciarli soli, di farli sentire in compagnia. E ognuno della comunità si sentiva “partecipe di quella possibile via d’uscita per quel fratello o sorella con l’intelligenza dell’amore”.
Gli autori nel parlare di don Cosimino non potevano bypassare le sue posizioni nell’ambito sociale: “La sua capacità di mediare gli permette di fungere da tramite nelle situazioni più varie, davanti alle quali agisce in modo concreto”. Tra le situazioni riportate essi ricordano il suo impegno verso gli operai della Vetreria, la fabbrica situata a ridosso della chiesa, che si ritrovarono improvvisamente disoccupati. Nonostante la tradizione culturale lo rappresentasse come un focolaio di comunisti, don Cosimino non solo condivise con loro la sofferenza e l’ingiustizia subita, ma valorizzò le loro fatiche spese per anni a favore della città. Con l’aiuto dei parrocchiani fu realizzato un diasfilm sugli operai, proiettato in alcune manifestazioni in città. Le pagine conclusive sono dedicate alla prova più grande, che comportò un progressivo declino fino alla distruzione dell’umano. Con indicibili sofferenze per la malattia, donata, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II nella diocesi di Gaeta, “per le opere di Sua Santità e per i bisogni della Chiesa”, qualche giorno dopo raggiunse la casa del Padre.
Dopo la presentazione del libro verrà celebrata nella chiesa della parrocchia di San Paolo la santa Messa concelebrata dal Cardinale e dall’Arcivescovo di Gaeta per ringraziare Dio di averci donato un sacerdote santo.
Alessio Valente
presidente associazione “Amici di don Cosimino”