La diocesi e la città di Gaeta in festa per i santi patroni Erasmo e Marciano

Mancano ormai pochi giorni alla festa dei nostri santi Erasmo e Marciano, vescovi e martiri, Patroni della città e dell’arcidiocesi di Gaeta. Giorni intensi e ricchi di appuntamenti: il 23 maggio è iniziata la novena di preparazione nella Basilica Cattedrale con la partecipazione nei diversi giorni delle parrocchie cittadine; domenica 1° giugno alle 19 la messa solenne e la cerimonia della donazione dei fiori e dei ceri ai Santi da parte del Sindaco della città. Gli eventi più importanti si svolgeranno lunedì 2 giugno con il solenne pontificale in Basilica alle 17.30 celebrato dall’arcivescovo Luigi Vari e alle 18.30 con la processione dei busti reliquiari per le principali vie cittadine.

I martiri sono l’esempio della nostra fede più sincera e autentica e il loro sacrificio una testimonianza di coerenza nei confronti della nostra fede.

Anche la vita dei nostri santi patroni è per noi segno tangibile dell’opera di Dio in mezzo a noi. Infatti, la religione cristiana è una religione incarnata nella storia, non solo perché Gesù Cristo, figlio di Dio, si è fatto uomo, ma perché essa attraversa i secoli e giunge fino a noi tramite l’opera degli apostoli e dei loro successori, ovvero la Chiesa.

La predicazione del vescovo Erasmo lungo la strada che lo conduce nella nostra vicina Formia è l’espressione diretta dell’opera di Cristo tra la gente, ce lo dimostrano ancora oggi i segni profondi lasciati nel popolo formiano e gaetano attraverso i miracoli dello stesso Santo, che tuttora offrono abbondanti frutti. Alla stessa maniera il vescovo Marciano, discepolo diretto di san Pietro, che evangelizza il popolo di Siracusa fino a offrire la propria vita per testimoniare la sua fedeltà a Cristo.

Ma che senso ha oggi festeggiare esteriormente e pubblicamente i nostri santi patroni? Questa tradizione in realtà risale soprattutto all’epoca della Controriforma, con la quale la Chiesa volle restaurare e riaffermare, non solo con la riorganizzazione della dottrina e del culto il cristianesimo cattolico, ma attraverso la ricchezza della liturgia e la bellezza dell’arte, la religione apostolica e romana. In tale contesto culturale e spirituale, il culto dei santi venne portato quasi all’estremo, a tal punto da imitare, riprendere e sovrapporsi ad antiche ricorrenze locali. Non dimentichiamoci che già nell’età classica, ossia nel mondo greco-romano, esistevano le divinità eponime, che si identificavano con le città di cui erano protettrici, e nelle quali erano celebrate con grandi feste pubbliche.

Ma tolti gli orpelli della tradizione che si fondono nel folklore, e a volte nel localismo esasperante, cosa resta?

L’essenzialità e la semplicità del messaggio cristiano, nel quale il santo e il martire ci appaiono più vicini, in una nuova prospettiva di vita. Come afferma il nostro Arcivescovo: “I martiri non sono reperti archeologici, ma persone capaci di testimoniare con la vita la fede nel vangelo, e di essere liberi di pensare e di agire liberamente in una società che tenta di imporre un pensiero unico”. E aggiungerei le parole del nostro parroco don Antonio Centola: “I martiri sono non solo uomini coerenti e coraggiosi, ma testimoni di speranza per costruire cristianamente la vita di tutti i giorni”.

Alessio Buonomo,
presidente Associazione Santi Erasmo e Marciano

 

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