Il desiderio di “missione”

Da sempre è stato un mio desiderio partire per andare in missione. Mi immaginavo nelle foreste del Borneo o nel Mato grosso o anche in India per mettermi a disposizione di chi avesse bisogno di aiuto, supporto. A un certo punto, all’inizio di quest’anno 2025 ho sentito che era arrivato il momento, quando ho sentito parlare della missione che la nostra Arcidiocesi di Gaeta sta seguendo da alcuni anni. Il progetto missionario in Benin ha messo i primi passi nel 2022 e si struttura da sempre di 3 parti: un progetto da finanziare, un viaggio per vedere e un racconto per testimoniare.

Dal 2022 la nostra Chiesa diocesana ha realizzato interventi di supporto per l’orfanotrofio di Sakété che si sono concretizzati in un complesso di bagni per le ragazze orfane, nei pannelli solari della struttura, i viaggi sono stati due, con la pausa del 2023 per la Gmg – quello a cui sto per partecipare sarà il terzo – e nel continuo racconto che ci hanno reso un po’ familiare alcuni volti di bambini e di suore.

Vivere la mia vita da docente alla scuola secondaria di primo grado mi permette di stare vicino ai ragazzi e conoscere i loro desideri, i loro sogni, le loro paure, e anche accompagnarli nelle loro scelte e nel superare i loro limiti. Ora, però, avevo il desiderio di uscire dalle mie abitudini, da ciò che so fare, da ciò che è diventato routine, per mettermi di nuovo in gioco, per uscire dalla mia comfort zone e chiedermi ogni giorno: che posso fare, come posso aiutare gli altri, inoltre come eliminare l’ansia dell’orologio, del tempo che va misurato, per rivivere il tempo come momento dell’incontro, tempo da vivere.

La missione per me è iniziata nel momento in cui ho cominciato a guardare la cartina geografica e ho visto dove è posizionato il Benin, tra quali stati, quale clima attendersi e anche quali vaccinazioni fare, e già questo mi ha dato un grande scossone, ma la decisione ormai l’avevo presa e volevo portare a termine il mio desiderio di mettermi in viaggio.

Poi ci sono stati gli incontri di formazione per arrivare preparati alla missione, l’incontro con il gruppo, con le suore di sant’Agostino del Benin che ci ospiteranno e, in modo particolare, è stata illuminante la riflessione del direttore dell’Ufficio missionario, don Mariano Salpinone. Sapere che avrei incontrato dei bambini, per lo più orfani, mi ha spiazzato, ho immaginato la fragilità di questa situazione, di questi bambini. Mi sono spaventato. Dopo un momento di perplessità, mi sono rimesso in gioco dopo aver visto le loro foto, i loro sorrisi e i racconti fatti da chi aveva partecipato alle precedenti missioni in Benin e soprattutto l’entusiasmo di don Francesco Contestabile, responsabile del viaggio.

La prima lezione l’avevo imparato, la missione è ascoltare. Non stavo andando per dire nulla o fare chissà cosa, la cosa più importante è ascoltare, se stessi in primis, ma anche le testimonianze di chi era andato, delle suore che operano sul territorio, ascoltare predispone ad accettare qualsiasi esperienza, e aiuta a superare il timore del partire, del lasciare i miei luoghi dove stare al riparo, le mie abitudini quotidiane per mettermi anche in posizione scomode ma che fanno crescere.

La missione è crescere. Non sto di certo parlando dell’età anagrafica ma del crescere interiormente, dell’aggiungere senso ai giorni che si vivono, imparando a lasciare che il tempo scorra anche senza riempirlo necessariamente di tante cose da fare perché la cosa più bella è lo stare vicino, è condividere il nostro tempo senza aspettarsi di cambiare il mondo, ma lasciare che siamo noi a cambiare, e questo cambiamento può portare a decidersi.

La missione è decidersi. L’etimologia della parola deriva dal latino che esprime un senso di “allontanamento”, di “tagliare via”, di prendere una strada rispetto a tante altre e percorrerla senza più indecisioni, senza guardarsi indietro, ma avanti, a volte anche trovandosi da solo ma sapendo di aver preso la decisione giusta per se stessi e che si sta bene su quella strada.

Le aspettative sono tante e alte, ma forse la cosa più importante è solo vivere ogni momento con la consapevolezza che il mio tempo lo posso utilizzare anche per altre cose che non siano solo rispondere alle mie esigenze del momento ma mettersi a disposizione di chi ha una richiesta di qualsiasi tipo, facendolo diventare un modo di pensare e un modo di vivere. Ed ecco che siamo pronti a partire: il prossimo 20 agosto il primo gruppo di pellegrini lascerà Roma alla volta di Cotonou, per poi conoscere tanti volti, tanta umanità. Un secondo gruppo di “veterani” partirà il successivo 7 settembre, quando noi alla prima esperienza saremo pronti a lasciare il Benin, chissà con quali storie, con quali emozioni, su che nuova “strada di umanità”.

Benedetto Supino,
volontario partecipante al prossimo viaggio missionario

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