
Alla gioia di avere un nuovo papa, alla meraviglia, bene auspicante, del breve tempo occorso per l’elezione, i sperlongani hanno aggiunto una piccola punta di orgoglio: la scelta del nome Leone. La notizia è giunta mentre in una dei più incantevoli belvedere del borgo la comunità era riunita per celebrare il “mese di maggio” la sua prima Eucaristia celebrata in comunione con papa Leone.
Non ci sono documenti e attestazioni certe sul perché la cittadina di Sperlonga ha come patrono San Leone. Si ha solo memoria di una cappellina dedicata al grande Papa del V secolo edificata proprio dove oggi insiste la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, voluta con solerzia dall’allora arciprete don Raffaele Chinappi e dedicata il 15 agosto del 1964.
C’è da supporre che il piccolo borgo, arroccato su uno sperone che getta nel mare, dove la vita si svolgeva tra vicoli e scalinate, con il bisogno di continue sortite dalle mura per curare appezzamenti di terreni fertili, un tempo preferiti da nobili famiglie romane, prima tra queste la famiglia dell’imperatore Tiberio, avvertisse tutta la fragilità della sua posizione geografica, esposta a incursioni provenienti dal mare, ripetutesi più volter ad opera dei saraceni.
Si tramanda che grazie a un fallito assedio, durante il quale gli abitanti si affidarono alla protezione di san Leone, memori del grande Papa che allontanò Attila dal flagellare l’Italia e aver mitigato l’assedio di Roma operato da Gianserico, i sperlongani vollero mettersi da allora sotto la protezione di Leone Magno.
Nei primi anni del ‘700, con la proclamazione a patrono di Sperlonga, fu dedicata a san Leone l’antica cappella del “Presepe” nella chiesa più antica del paese, Sancta Maria de Sperlonche, in fondo a destra della navata centrale, e fu realizzata una splendida statua di scuola napoletana.
L’affetto verso il santo è testimoniato dal diffuso nome di Leone che viene tutt’ora rinnovato e nel celebrarlo in due momenti durante l’anno: il 10 novembre, sua memoria liturgica, e la prima domenica di settembre come festa del paese.
Grande dunque l’emozione nel sentire che il papa eletto “sibi nomen imposuit Leonem XIV”. Papa Leone, quattordicesimo con questo nome, nella scelta fa riferimento più a Leone XIII, pensando al pontefice che traghetta la Chiesa nella modernità, apre alla questione operaia e quindi al mondo del lavoro indicando una linea che la Chiesa non abbandonerà più: dopo la Rerum Novarum, quante encicliche e documenti sono stati dedicati al tema! Eppure, dobbiamo riconoscerlo, la dottrina sociale è così poco presente nelle nostre catechesi e cammini di formazione cristiana.
Ogni comunità si affida a un “Protettore”, è un rapporto che media la fede nel Signore Gesù perché la comunità si riconosce nel carisma di una determinata santità o di un mistero di Cristo e della Vergine Maria.
In san Leone la comunità di Sperlonga sente forte la propria appartenenza alla Chiesa, memore dell’espressione attribuita ai padri del Concilio di Calcedonia: “È Pietro che ha parlato per mezzo di Leone”, e fu una parola che definì la piena umanità e la piena divinità di Cristo. Con questa fede oggi ci si stringe attorno a Leone XIV che nel suo primo discorso al Collegio cardinalizio ha indicato come prima via: “Il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio”.
Gli occhi degli abitanti di questo lembo di terra sono abituati a riflettersi nel mare e oggi con fiducia fissano lo sguardo verso gli orizzonti del Vangelo che papa Leone ci sta indicando, mentre ci conferma nella fede.
monsignor Mariano Parisella,
Vicario Generale e Parroco di Sperlonga