«Organizzare la speranza»: l’arcivescovo Luigi Vari incontra i Consigli pastorali delle parrocchie della diocesi

La felice espressione di don Tonino Bello potrebbe potrebbe dare il titolo al ciclo delle quattro iniziative programmate e realizzate dalle quattro foranie della diocesi, perché l’arcivescovo Luigi Vari incontrasse i Consigli pastorali parrocchiali al completo, a partire dalla lettura e dal confronto sullo strumento realizzato dalla Commissione per il laicato della Conferenza episcopale laziale, intitolato Il Consiglio pastorale. Tra il dire e il fare.

Il testo contiene buone prassi inerenti all’organismo di partecipazione, rinvenute dalla Commissione nelle diocesi della regione e ha costituito il volano di quattro momenti formativi: il primo di Formia si è svolto lunedì 17 marzo, il secondo di Fondi lunedì 5 maggio, il terzo di Minturno martedì 20 maggio, il quarto di Gaeta si terrà giovedì 5 giugno.

L’espressione proverbiale «tra il dire e il fare», che connota il testo, ha reso subito chiara a tutti la prospettiva esperienziale attraverso cui leggerlo e interpretarlo, che si è snodata in piccoli laboratori, per consentire a tutti di esprimersi e di sentirsi coinvolti.

Il metodo proposto è stato quello della “conversazione spirituale” e ha inteso favorire lo scambio di doni tra parrocchie, a partire da intuizioni rilevate in paragrafi selezionati dello strumento e dal lavoro di discernimento costante dei singoli coordinamenti foraniali, costituiti dai segretari dei consigli pastorali parrocchiali, da parroci, viceparroci e altri presbiteri, coordinati dai vicari foranei con la collaborazione di un referente laico per ogni forania.

Uno dei temi che ha suscitato maggiore confronto finora sembra essere quello che in latino si definisce l’«oboedire» cioè il «prestare ascolto», di cui si tratta nel testo: si è riflettuto su come questa dimensione dell’ascolto riguardi l’intera comunità ecclesiale nei confronti di tutti e quindi il Consiglio pastorale è chiamato innanzitutto a esercitarla al suo interno. Si è sottolineato che chi vive una responsabilità nel Consiglio pastorale è chiamato a vivere col parroco una collaborazione più immediata, più consapevole, più stretta e più organica, che necessita di essere offerta, ma anche accolta, nel rispetto della vocazione e della situazione di chi la offre. Se il parroco ascolta seriamente i laici, se i laici ascoltano seriamente il parroco, non solo la comunità è più attenta al territorio ma il consiglio pastorale stesso vive e testimonia, in primis, con maturità, quanto rende la comunità parrocchiale attraente per ogni persona. C’è un esercizio di reciprocità da vivere con fede, affetto e «passione cattolica» che invita pastori e laici gli uni alla cura degli altri.

La profezia sta nel mostrare al mondo che nella Chiesa di Cristo, nel Consiglio pastorale, si confrontano spesso visioni diverse, che non generano divisioni e sterili contrapposizioni ma anzi sono capaci di ricondursi ad armonia.

Nessuna delle parrocchie finora si è mostrata priva di doni, così come nessuna li possiede tutti. Sono doni che provengono da una ricca storia diocesana, da una feconda tradizione, da tante storie di santità, talvolta poco note, che lo Spirito Santo ha suscitato nella nostra Chiesa locale.

L’Arcivescovo ha chiesto a tutti di ricercare strade possibili per vivere concretamente la conversione missionaria e pastorale della comunità, interrogandosi sulle proprie fragilità e vulnerabilità e aprendosi con fiducia a nuove visioni di futuro.

Maria Graziano,
segretaria del Consiglio pastorale diocesano

condividi su