C’è un’immagine che apre la nuova Lettera pastorale dell’arcivescovo Luigi Vari: quella di un ghiacciaio che si alimenta lentamente di neve, di freddo e di tempo. Tre elementi che, da soli, non bastano, ma che insieme danno vita a qualcosa di stabile e duraturo. È una metafora semplice e potente: anche la vita della Chiesa cresce così, con pazienza, costanza e amore. Non di scatti improvvisi, ma di passi condivisi; non di parole abbondanti, ma di parole vere, dette con il cuore.
In questa Lettera monsignor Vari accompagna la comunità diocesana in un percorso di contemplazione e di rinnovato slancio. Si configura come un testo non esclusivamente “per addetti ai lavori”, bensì come una pagina di vita che si può leggere a casa, in parrocchia, nei gruppi, in famiglia. Una lettera che sa di concretezza, di relazioni e di speranza: tre parole che tornano spesso e che disegnano la forma della Chiesa che insieme stiamo cercando di essere.
Dopo gli anni intensi del Cammino sinodale, questa Lettera nasce come segno di gratitudine e di fiducia. Gratitudine per il cammino fatto insieme — ascoltandoci, discutendo, condividendo — e fiducia perché, come il ghiacciaio di cui parla il Vescovo, anche la nostra Chiesa diocesana si sta alimentando silenziosamente a monte, nelle tante esperienze quotidiane di bene che si compiono nei territori, nelle parrocchie, nelle famiglie. Alcune di queste saranno raccontate mercoledì sera, 29 ottobre alle 19.00, in occasione della presentazione della Lettera a Formia, presso la parrocchia Cuore Immacolato di Maria.
La Lettera si muove attorno a un grande nucleo biblico e comunitario: gli Atti degli Apostoli, che raccontano la vita di una comunità viva, concreta e felice. Una Chiesa che si raduna, prega, condivide, spezza il pane e cresce nella letizia del cuore. Da lì si snoda il messaggio principale: non esiste comunità cristiana senza comunione, senza relazione, senza fraternità. La fede non si custodisce da soli, ma nel “noi” che diventa casa e famiglia.
L’Arcivescovo lo dice con semplicità e forza: le nostre parrocchie sono chiamate a essere “case di responsabilità, di relazioni e di pace”. Case dove si pensa e si ascolta, dove si cura la Parola e le parole e si coltiva la fiducia, dove si impara a vivere da adulti nella fede. Case che diventano spazi di umanità, dove si accolgono gli ultimi, gli “scartati”, dove ci si perdona vicendevolmente e dove si impara a riconciliarsi, soprattutto con chi si è allontanato. E poi “case di pace e di futuro”, capaci di far respirare speranza anche quando tutto sembra fragile o incerto. Perché la pace non è una parola astratta: è fatta di gesti, di relazioni, di scelte quotidiane, di comunità che diventano segni concreti di Vangelo.
C’è, in queste pagine, uno sguardo che non si ferma dentro le mura delle chiese, ma si apre ai territori, alle sfide del mondo, ai drammi e alle bellezze della storia. Il Presule richiama l’impegno delle comunità per la giustizia, per la custodia del creato, per la pace e la solidarietà: ambiti in cui la fede si fa vita e la speranza prende corpo. Le guerre, le disuguaglianze, la povertà, l’indifferenza — tutto questo non ci può lasciare indifferenti. La comunità è chiamata a “trasfigurare” la realtà, a leggere i segni dei tempi e a portare nel mondo una parola di luce.
Accanto a questo invito, c’è un altro desiderio forte che attraversa la Lettera: quello di rivolgersi “anche ai più giovani e ai ragazzi”. Monsignor Vari scrive chiaramente che vorrebbe che ogni bambino, ogni ragazzo, ogni giovane potesse leggere almeno qualche riga di questa Lettera. Perché la Chiesa non è qualcosa “per dopo”, ma è adesso, ed è anche loro, soprattutto loro. I giovani non sono solo il futuro, ma il presente di una Chiesa viva, e devono sentirsi protagonisti, coinvolti, ascoltati.
Tutta la Lettera è un inno alla vita delle nostre comunità: ai sacerdoti, ai consacrati, ai religiosi e alle religiose, ai laici, ai catechisti, ai volontari, agli operatori pastorali, a chi ogni giorno — spesso in silenzio — tiene accesa la luce di una parrocchia, di un oratorio, di una Caritas, di una celebrazione feriale. È un testo che non nasconde le fatiche, che invece guarda con fiducia: perché il Vangelo è sempre una promessa di futuro e la comunità cristiana è il luogo dove questa promessa si compie, giorno dopo giorno.
Per questo, l’invito finale è semplice ed appassionato: “leggetela, condividetela, parlatene”. Nelle famiglie, nei gruppi, nei consigli pastorali, tra amici, nelle scuole, nei luoghi del lavoro e del tempo libero. Lasciate che questa parola circoli e germogli, perché è una parola che parla di noi e per noi. Una parola che chiede di essere incarnata nella vita di ogni comunità.
“Costruire comunità, case di pace e di futuro” — scrive l’Arcivescovo — è la via per vivere la fede nel nostro tempo. È il cammino di una Chiesa che vuole stare accanto a ogni persona, che non si chiude, che non si stanca di sperare. Una Chiesa dove c’è posto per tutti, “tutti, tutti, tutti”, come amava ripetere papa Francesco.
Claudio di Perna,
direttore Ufficio catechistico diocesano
La strada percorsa – Un cammino che profuma di Vangelo
Dal 2017 l’arcivescovo Luigi Vari accompagna la nostra Chiesa di Gaeta con cinque Lettere pastorali che tracciano un unico cammino di fede e di vita.
Con E lasciato il mantello lo seguiva sulla strada (2017) ha invitato a mettersi in cammino dietro Gesù, liberi e fiduciosi. Come Itaca, quello che abbiamo creduto è accaduto (2019) ha raccontato la bellezza del viaggio, della ricerca e del ritorno, come esperienza di Chiesa che cammina insieme. Con Tu crea, ci crediamo che possiamo costruire una casa? (2021) ha indicato la via della creatività evangelica e della corresponsabilità nel costruire comunità vive e accoglienti. Pescatori di luce. Signore, insegnaci a pregare (2023) ha posto al centro la preghiera come respiro della missione e forza della speranza.
Oggi, con Le nostre comunità, case di pace e di futuro (2025), l’Arcivescovo raccoglie questo cammino e lo rilancia, chiamando tutti – famiglie, giovani, parrocchie – a costruire comunità che siano davvero casa di Dio e casa per ogni uomo.

