
«Papa Robert Francis Prevost lo avevo conosciuto già da cardinale rimanendo colpito dalla sua personalità fatta di grande mitezza nel senso più alto del termine, di fermezza nella dottrina e nella grande voglia di ascolto dell’altro, di mettersi a disposizione di chi ha bisogno, di forte senso della comunità. Da Pontefice, Leone XIV mi ha ulteriormente colpito, confermando, anche nella veste di successore di Pietro e di Vicario di Cristo, tutto il bene che già mi aveva trasmesso nei nostri precedenti incontri».
Chi parla è l’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari, che il 17 giugno scorso, insieme ai confratelli della Conferenza Episcopale Italiana, guidati dal cardinale presidente Matteo Zuppi, è stato ricevuto per la prima volta in udienza dal nuovo Papa.
«Insieme ai vescovi della Cei – racconta monsignor Vari – siamo stati felicissimi di incontrare papa Leone. Ci ha incoraggiati, spronati ad andare avanti nella nostra missione tra la gente del nostro Paese e non solo». E «io, in particolare come vescovo della diocesi di Gaeta, ho trovato in lui una totale sintonia pastorale. Mi piace ricordare che su tanti argomenti toccati dal Santo come chiesa di Gaeta, già da tempo siamo impegnati nel nostro cammino pastorale». Il primo tema toccato dal papa, che monsignor Vari cita ad esempio, «è il discorso che ci ha fatto in materia di Intelligenza Artificiale, un tema su argomento importante e delicatissimo su cui siamo in perfetta intesa col Santo Padre, anche se devo modestamente ricordare che già da oltre due anni, seguendo le orme del grande predecessore di Leone XIV, papa Francesco, l’IA fa parte dei nostri programmi». Per non parlare della “pace”, sulla quale «bellissima è l’immagine evocata da Prevost quando ci ha sollecitati a fare delle nostre parrocchie case di pace, di dialogo, di educazione al rispetto reciproco, di accoglienza, specialmente dei più bisognosi». Come pure il concetto di sinodalità, per il quale – assicura monsignor Vari – «il Santo Padre troverà nella diocesi di Gaeta sempre grande ascolto e profonda attenzione, sulla scia di tutti i suoi paterni insegnamenti».
Orazio La Rocca,
vaticanista