
L’intervista a don Giuseppe Rosoni in occasione dei suoi 25 anni di sacerdozio in cui racconta la sua formazione ed il suo ministero a servizio della Chiesa.
La tappa del 25° anno di sacerdozio è un momento propizio per ripensare alla nascita della propria vocazione.
Nella mia vita giovanile non avrei mai pensato di diventare sacerdote, anzi, non frequentavo affatto l’ambiente ecclesiastico; i pensieri e i progetti erano altri. Il momento che mi ha portato ad un avvicinamento è stato quando andai per chiedere la Cresima. Sin da subito, si instaurò un rapporto nei confronti del parroco diverso dal solito: mi sentii accolto come non avevo mai sperimentato e così iniziai un cammino con il gruppo giovani. Tuttavia, per vari motivi, la Cresima si rimandava sempre e alla fine, dopo tre anni insieme, sono rimasto legato all’ambiente parrocchiale e da lì è scaturita poi la chiamata.
Il giorno dell’ordinazione è un momento indelebile della tua vita. Quale ricordo ti è particolarmente caro?
Ricordo poco della celebrazione dell’ordinazione perché fu un evento talmente intenso per me che non riuscii a memorizzare ogni cosa. Due però sono stati i ricordi che mi segnarono profondamente. Il primo riguarda il momento della prostrazione a terra: in quell’istante, si accostò nei pressi della chiesa di San Giacomo un forte vento che spalancò tutte le finestre. Interpretai questa manifestazione un po’ fuori dal normale come lo Spirito che scendeva su di me. Il secondo fu che, entrando in sacrestia, la prima persona a baciarmi le mani fu il cardinal Fagiolo, che in quei giorni era in vacanza dalle nostre zone e, sapendo di un’ordinazione, venne ad omaggiare il novello sacerdote. Fu per me un’attestazione di ecclesialità: un principe della Chiesa che bacia le mani ad un sacerdote.
Nella tua formazione hai scelto lo studio approfondito della Bibbia. Che ruolo hanno avuto le Sacre Scritture nel tuo percorso di crescita spirituale?
Le Sacre Scritture hanno da sempre caratterizzato sia la meditazione che i momenti di formazione spirituale. L’evento che però ha fatto nascere la passione è stato durante il mio primo approccio, da giovane, nella comunità cristiana, quando mi venne affidata la preparazione di un momento di preghiera con la scelta di Salmi. Da allora, come dice san Girolamo, “approfondire sempre di più per conoscere Cristo” è stato il principio guida.
Sei arrivato appena ventisettenne nella nostra parrocchia. E da allora è iniziata la tua esperienza, prima di viceparroco e poi di parroco, che ti ha accompagnato fino ad oggi. Cosa hanno rappresentato questi anni di ministero pastorale?
Questi anni hanno avuto, come ogni esperienza umana che si prolunga nel tempo, momenti di gioia, momenti di sofferenza, chiari e scuri. Importante per superare le difficoltà che si sono create è stato l’affetto che la comunità dei Santi Cosma e Damiano ha riversato nei miei confronti, importante anche per rilanciare nuovi entusiasmi in me e nella comunità stessa. La dimensione familiare che si è intessuta ha fatto sì che i momenti più soddisfacenti sono stati quelli in cui ci siamo sentiti uniti e dove ho potuto contare sull’intesa con i parrocchiani. E oggi, constatiamo un cammino fatto nella santità e nella grazia sacramentale. Vedere tanti bambini battezzati, intraprendere il loro itinerario di catechesi e poi ritrovarli per la formazione al matrimonio è per me la gioia più grande.
Come riparti da questa bella tappa della tua vita? Cosa ti auguri per il futuro?
Il mio futuro lo lascio nelle mani di Dio, so per certo che Lui sa fare grandi meraviglie e che le gioie che Lui sa dare sono superiori a quelle che noi possiamo progettare. Il giorno della mia ordinazione, ripensando al mio cammino con il Signore, gli dissi, con le parole di sant’Agostino: “Tardi t’amai, bellezza così antica, così nuova” e a queste ora aggiungo le parole di santa Teresa d’Avila: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta”. Ogni giorno lo ripeto al Signore per vivere la sua grazia ed affidarmi costantemente alle Sue mani. Questo è il futuro che vedo per me e che condivido con tutti: solo Dio basta.
Andrea Danzo