Veglia pasquale — 20 aprile 2025

    «Perché cercate fra i morti Colui che è vivo?» (Lc 24,5). Questa domanda risuona da duemila anni e ogni volta chiede che ci si fermi, ci si guardi intorno, ci si domandi che senso abbia il sepolcro vuoto, che siamo disponibili al ricordo delle parole che hanno acceso la nostra fede e che ci hanno spinto a vivere, che ci spingono a vivere.

    Il cammino delle donne che finisce davanti alla tomba vuota è l’immagine del cammino dell’uomo che davanti alla morte si trova di fronte a un vuoto incolmabile. La tomba vuota sembra che privi le donne della presenza del maestro, avrebbero preferito trovarlo morto, coprirlo di profumi e di unguenti, accarezzarlo. La tomba vuota le disorienta perché le costringe a cercarlo non fra i morti, ma fra i vivi, le costringe a cercarlo vivo. Quelle donne si rendono conto che essere discepole di Cristo significa cercare vita.

    Avviene così che, per noi, per quante cose diciamo, è più facile rassegnarci alla morte che cercare la vita. Ci ricordiamo quante difficoltà hanno i discepoli a riconoscerlo e, questo, perché la vita che ha attraversato la morte non è semplicemente una vita che è morta e che in qualche modo è ricominciata, ma una vita che ha vinto la morte, che ha trionfato.

    Cercare Gesù fra i vivi significa essere cercatori di vita, significa essere vivi. Essere vivi significa avere pensieri, parole e comportamenti che non temono la morte e non si rassegnano.

    Una cosa che oggi colpisce è il vuoto che si vede in tanti episodi, in tanti ragionamenti. Ci meravigliamo che si fanno ad alta voce ragionamenti di cui prima ci si vergognava e così misuriamo la potenza della morte avanza. Come possiamo dividerci davanti alla prepotenza e alla violenza che fa strage di vite e di futuro? Lo facciamo perché preferiamo una tomba piena che una tomba vuota e è meglio rassegnarsi alle cose come vanno che provare a cambiarle.

    Rassegnarsi alla tomba vuota, però, non è possibile. Lo gridano che non è possibile non solo quanti sono vittime delle tragedie, ma anche tanti nostri ragazzi che non hanno pensieri di futuro, che si rassegnano al vuoto di cui questo sepolcro è simbolo. Gesù quel sepolcro lo ha abitato davvero e ha mostrato tutto lo strazio, il dolore e la paura che si prova ad affrontare la morte. Cercarlo fra i morti significa continuare a volerlo rendere sempre accessibile al nostro modo di pensare e di giudicare. Significa considerarlo un fantasma o un fenomeno soprannaturale.

    È, invece un’altra storia quella che inizia dal sepolcro, una storia capace di parole e storie di eternità. In quell’altra storia la sua promessa di vita è realizzata, se, infatti, ascolti la sua parola, tu vivi, se mangi del pane che Lui ti dà tu vivi, tu superi la morte. Se perdoni tu vivi, se rifiuti di fare il male, tu vivi, se non ti arrendi al vuoto, tu vivi.

    La Pasqua è per tutti il passaggio da una vita che si prepara alla morte a una vita che vince sulla morte. Cristo risorto non è un fantasma. Il Battesimo ci ha messo in questa nuova condizione, non in una vaga speranza che in qualche maniera ce la faremo, ma nella condizione di creature nuove che non sono più schiave del peccato e dunque libere dal veleno della morte.

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