Il canto del Verbo, traduzione italiana della parola greca Logos, ci accompagna ogni anno nella festa di Natale. Si dice in questo inno antichissimo che in questo universo che non riusciamo a misurare e a interpretare, con il quale ci cimentiamo è fin dal momento della creazione presente il Logos. Di più si dice che il passaggio dal caos all’ordine, dal caos descritto come un insieme di nulla che non permette la vita all’ordine di un universo che funziona e nel quale noi siamo e ci muoviamo, accade proprio perché il Logos di Dio agisce ed è presente in esso.
Noi traduciamo Logos con Parola, ma è una traduzione che non rende molto perché il Logos non solo nomina , descrive, indica, ma rende possibile la vita. Questo Logos è fisicamente presente in mezzo a noi nel momento dell’incarnazione di Gesù. L’inno dice che si è fatto carne e ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Questo vuol dire che fra le nostre case il Logos ha casa e che ogni casa è vicina alla sua casa. Presente come un pastore in una tenda dice che si muove con l’umanità, la accompagna e la custodisce come un pastore custodisce il suo gregge e non lo lascia andare mentre lui riposa in qualche capanna. È sempre disponibile.
Se è vero che anche il nostro cuore è un cosmo, allora si vuol dire che per ognuno di noi il passaggio dal caos alla vita passa attraverso la scoperta del Logos; attraverso la scoperta di Cristo. Queste considerazioni le facciamo tutti ogni volta che ci rendiamo conto che è difficile trovare un filo di senso nel modo di portare avanti le cose da parte di quelli che possono determinare i destini del mondo.
È caos un mondo nel quale il profitto dei fabbricanti di armi vale più della vita delle persone; è caos un mondo nel quale il proprio benessere giustifica qualunque ingiustizia; è caos un mondo nel quale si rifiuta la strada del dialogo e del confronto, dell’accoglienza e della solidarietà. Il caos genera caos e lo possiamo vedere dal diffondersi delle guerre, dall’ingrandirsi delle crisi, ma anche dalla tensione che emerge ogni giorno di più nei rapporti sociali e nelle relazioni umane. Questo caos ci fa desiderare il logos, questo caos ci fa desiderare Cristo.
Apriamo, accogliendo l’esortazione di san Giovanni Paolo II, le porte a Cristo, le porte del nostro cuore e quelle della nostra mente. Facendo eco al gesto dell’apertura della Porta santa alla quale abbiamo assistito ieri, immaginiamoci impegnati ad aprire la nostra vita al Logos e decisi a bussare anche ai cuori degli altri perché si aprano, senza rassegnarci al caos che sentiamo emergere in tanti comportamenti, giudizi, idee. Aprirsi a Cristo è fidarsi che la sapienza di Dio regge l’universo, sapere che c’è una sapienza che mi sostiene mi rende forte e capace di fare le scelte giuste che mi allontanano dal caos.
Una bellissima poesia di Rilke immagina il Logos che cerca come entrare nel mondo degli uomini, come fare per incarnarsi e immagina il dialogo fra l’angelo e Maria, le parole dell’angelo dicono che per quanto Dia sia il vento leggero, l’origine, il respiro, ha bisogno di una pianta, di un albero per potersi posare. Ha bisogno di gente che resiste al disorientamento e che resta ferma, di persone che non si lasciano prendere dalla confusione e che restano ferme.
Facciamo questa preghiera oggi, ognuno per sé contemplando il presepe: fammi restare fermo qualunque sia il mio posto nella vita, fa che io vi resti come fa un albero nel bosco che rende possibile Dio.