Le celebrazioni di Pasqua in Cattedrale

La Veglia pasquale nella Cattedrale di Gaeta ha accolto quest’anno la celebrazione dell’iniziazione cristiana di un’adulta, Amanda, della parrocchia di san Nilo, dove la neofita ha compiuto la preparazione con le diverse tappe del catecumenato.

Nell’omelia, partendo dal brano evangelico (Lc 24,1-12), l’Arcivescovo ha invitato a riflettere sul «cammino delle donne che finisce davanti alla tomba vuota». «Immagine – ha continuato – del cammino dell’uomo che davanti alla morte si trova di un fronte a un vuoto incolmabile. La tomba vuota sembra che privi le donne della presenza del Maestro… La tomba vuota disorienta perché le costringe a cercarlo non fra i morti, ma fra i vivi… Quelle donne si rendono conto che essere discepole di Cristo significa “cercare vita”». Attualizzando il messaggio, monsignor Vari ha concluso: «La Pasqua è per tutti il passaggio da una vita che si prepara alla morte a una vita che vince sulla morte». E, formulando gli auguri ad Amanda e ai fratelli della Comunità neocatecumenale presente in Cattedrale per il rinnovo delle promesse battesimali, il Presule ha ricordato che «il Battesimo ci ha messo in una nuova condizione: non una vana speranza che in qualche maniera ce la faremo, ma nella condizione di creature nuove che non sono più schiave del peccato e dunque libere dal veleno della morte».

Il giorno di Pasqua, in una Cattedrale gremita di fedeli, l’Arcivescovo ha amministrato il battesimo al piccolo Matteo, la cui famiglia originaria di Gaeta vive a Cambridge. Monsignor Vari si è soffermato sulla tematica giubilare della speranza, partendo dalla considerazione che l’evangelista Giovanni (20,1-9) «ci immerge nei colori della notte che finisce per dare spazio all’alba», nonostante che «il disegno di coloro che avevano progettato l’eliminazione» di Gesù fosse quello di «seppellire con Lui tutte le sue parole e tutte le speranze che queste facevano nascere nel cuore delle persone». Continuando, ha evidenziato che «anche nostri tempi la speranza è l’ostacolo da abbattere», ma «chi spera non si lascia abbattere, non si arrende. Chi spera resiste».

don Antonio Centola,
direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali

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