Gaeta e gli ebrei

Parrocchia S. Stefano - Gaeta

Il 28 gennaio, alle ore 19, presso la parrocchia Santo Stefano protomartire, insieme con l’Arcivescovo Mons. Luigi Vari, Carlo Di Nitto, cultore di storia locale, Enrichetta Cesarale Docente, faremo memoria di questi viaggi da Gaeta verso la Terra Promessa: «Nel bel golfo di Gaeta, tranquillo, sicuro ed eternamente riparato dai venti, il mare si increspa appena, anche quando fuori spira vento di tempesta». Il viaggio di navi o barconi di uomini che anelano alla libertà è una ferita ancora aperta, da narrare perché non accada Mai più! Don Gigi Vari, partendo dal grande dramma del ‘Dolore del giusto’ ci accompagnerà durante tutta la serata a ripercorrere l’esodo secondo del dopoguerra degli ebrei verso la tanto amata Terra Promessa.
 
Nella memoria della Shoah ci sono tante nuove pagine di storia da narrare, dove i molti che mantennero acceso il lume della compassione si esposero per tutelare gli ebrei. Si è scelto quest’anno di ricordare dei molti gaetani che durante l’emigrazione ebraica in terra d’Israele, tra il 1945 e il 1948, presso i cantieri navali Orlando-Castellano, adattarono alcuni velieri per affrontare il mare portando gli ebrei: «Questi arrivano di notte a Gaeta con autocorriere, si imbarcano su pescherecci locali e su zattere per raggiungere i motovelieri, al largo in rada pronti a togliere le ancore ed a salpare», si legge ne I clandestini del mare di Ada Sereni.
 
La Giornata della Memoria è un ‘atto di riconoscimento’, una ‘presa di coscienza collettiva’ del tragico genocidio che l’uomo è stato capace di pianificare e realizzare, la Shoa, pagina di storia impossibile da comprendere e, tantomeno, da dimenticare. Il ‘ricordare’ tale evento, pertanto, non richiede  la nostra solidarietà per la sorte dei milioni di ebrei trucidati, ma riporta ognuno a rivivere quel giorno, il 27 gennaio, ad avvicinarsi ai cancelli di Auschwitz e ascoltare il ‘dolore dei giusti’, vedere le lacrime, inorridire dinanzi all’abisso del cuore dell’uomo, riconoscendone il male che è stato, scolpendo nella mente un forte e deciso: “Mai più!”. 
 
È il giorno delle memorie, del non dimenticare, poiché solo la memoria, custodita di generazione in generazione, rappresenta l’«antidoto più potente contro la morte, rappresentando una ferma determinazione, una volontà di non abbandonare nel nulla le tracce di ciò che è già trascorso e passato ed è ormai sparito dalla storia». Per la cultura ebraica la storia non si ripete, ma è l’uomo che si ostina a perpetuare fallimenti e negazioni violente, per evitare, allora, che i sentimenti e i ricordi diventino solo monumenti ai caduti, il dovere di ricordare diviene l’unica possibilità di custodia della vita.