«Delle perle tu passi l’incanto, / la bellezza tu vinci dei fiori, / tu dell’iride eclissi i colori, / il tuo viso rapisce il Signor». Le parole di un intenso e accorato canto accompagnano i gaetani nei primi giorni di dicembre dedicati a Maria, l’Immacolata.
In un piccolo e preziosissimo scrigno, la Cappella d’oro, al centro dell’altare, c’è l’“Immacolata” dipinta da Scipione Pulzone (1582-83). È l’arte senza tempo dell’artista gaetano a descrivere la bellezza di Maria. È lei la sola creatura che, come scrive l’aquila lombarda, “più su del perdono / l’Amor che può tutto locò”. Maria ha le fattezze di una giovane e dolce fanciulla. Ha un manto azzurro di stoffa foderata. I cherubini appaiono soltanto con le teste e confusi tra le nuvole. Maria ha ricevuto dal Cielo un nuovo nome: piena di grazia, perché è traboccante dei favori di Dio. Alza lo sguardo. Ha le mani giunte in preghiera. Il Cielo si è stupito davanti alla sua bellezza. Con una parola, “Eccomi”, ha incantato il Creatore. E incanta anche noi che abbiamo la gioia di averla come Madre. Quella breve risposta ci ha rinnovati e richiamati in vita. Un intenso alone di luce emana dalla sua figura e si diffonde fino ai confini della tela, quasi schiacciando il paesaggio in basso, che potrebbe essere Gaeta, la patria del pittore. Maria è “vestita di sole”, cioè è vestita di Dio, vive in Dio. La luna, simbolo della morte e della mortalità, è sotto i suoi piedi. Ella, infatti, è pienamente associata alla vittoria di Gesù Cristo, suo Figlio, sul peccato e sulla morte.
In questa cappella l’arte, la fede ed il mistero si mescolano.
È il 1848 e davanti a questo altare, con lo sguardo rivolto alla figlia d’Israele, papa Pio IX, costretto ad allontanarsi da Roma, si fermava spesso a pregare. Proprio da Gaeta emanò, nel 1849, l’enciclica “Ubi primum”, una lettera di consultazione rivolta all’intero episcopato sull’opportunità di una definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, che sarà poi proclamato a Roma l’8 dicembre 1854.
Anche quest’anno, su iniziativa del parroco-rettore don Antonio Centola, le parrocchie di Gaeta animeranno, nel santuario della Santissima Annunziata, la solenne novena.
Tutti siamo chiamati a cantare di nuovo: “Tota pulchra es, Maria. Et macula originalis non est in te”. La tua bellezza, amata Madre, faccia rifiorire l’antica fede, preservi i cuori dall’avvilita stanchezza, salvi dalla tristezza del peccato, doni nuova speranza e lasci regnare la Verità che sola può dare senso ai nostri giorni terreni.
don Luca Macera