
È questo l’augurio dell’arcivescovo Luigi Vari al termine dell’omelia della Messa del Crisma, celebrata in Cattedrale nel pomeriggio del Mercoledì Santo: essere «costruttori di speranza».
«Celebriamo questa eucarestia – ha esordito il Pastore – della Messa crismale nell’Anno Santo che ci vede impegnati a parlare di speranza… La speranza si declina in tante speranze che in questi tempi sono condivise da tutti gli uomini e le donne di buona volontà: prima fra tutte la speranza della pace che ci vede come pellegrini di pace».
Commentando il Vangelo proclamato (Lc 4,16-21), l’Arcivescovo ha sottolineato: «Gesù dice che non c’è da rimandare la speranza, che la speranza è da costruire oggi». Ai numerosi fedeli presenti, ha inoltre ricordato che nella sinagoga di Nazareth il Signore Gesù «ci ha chiesto di dare concretezza alle parole» e che «c’è una scuola nella quale impariamo a sperare, nella quale ascoltiamo parole di speranza e impariamo a guarire, nella quale impariamo a stare fermi anche sotto la croce a cercare con gli occhi e con il cuore l’alba del giorno dopo per ricominciare. Questa scuola è la Chiesa!».
Nell’«oggi» che viviamo, segnato da forme aggressive di individualismi, di solitudini e di abbandoni, ha continuato il Presule, «essere comunità è il modo concreto per favorire la concretezza della speranza». E, rivolgendosi al presbiterio diocesano ha detto: «In questa comunità, carissimi sacerdoti, noi non siamo solo degli incaricati o degli animatori, ma abbiamo ricevuto il dono di celebrare l’Eucarestia, cioè di permettere la massima realizzazione della comunione, di permettere che tutti i membri della comunità siano una cosa sola, di porre in essere la perfetta realizzazione della comunità». Infatti, ha concluso l’Arcivescovo, quali sacerdoti siamo chiamati, come Gesù a Emmaus, «a scomparire perché le comunità che serviamo diventino capaci della loro vocazione. Facendo così, noi costruiamo comunità, costruiamo speranza».
don Antonio Centola,
direttore Ufficio per le Comunicazioni Sociali