Quando leggiamo questa pagina di vangelo siamo sempre un po’ imbarazzati dalla presenza in primo piano della stella. Non è, infatti, messa lì come una nota di colore, ma come una vera protagonista. È la stella che i Magi vedono prima di mettersi in viaggio, è lei che li fa decidere a mettersi in cammino. Loro la stella la comprendono subito e la spiegano: è la stella del re dei Giudei che loro hanno visto dal suo sorgere, raccontano a Erode. Gli scribi e i sacerdoti che Erode consulta lo sanno bene di che cosa si tratti perché le Scritture avevano redatto che da Betlemme sarebbe nato il Cristo, un capo che sarà pastore del popolo Israele: un re.
La stella guida i Magi fino alla meta, fino al luogo dove si trovava il bambino e a conferma che il viaggio della stella era terminato sentono nel cuore una gioia grandissima, lasciano doni al bambino e evitando di incontrare Erode tornano nelle loro case. Una stella è ingombrante, non si può nascondere. Se brillava nella notte non lo faceva solo per i Magi, ma anche per Erode. Che bisogno ha Erode che i Magi la seguano al posto suo. Poteva seguirla con i suoi occhi e con gli occhi dei suoi astronomi.
Forse questa stella, il re dei Giudei, il bambino pastore di Israele, ha bisogno di occhi particolari per essere vista. Gli occhi dei Magi. Sono occhi di persone che cercano nel cielo e nei loro libri Dio, potremmo dire che lo cercano nei posti che sono loro noti; sono occhi di persone che, però, non pretendono di trovarlo nei loro calcoli e nei loro trattati o nelle costellazioni che conoscono. Sono aperti a vedere oltre, a vedere di più. Occhi di persone disposte a viaggiare, a camminare, a farsi sorprendere.
A questi occhi si rivela Cristo evidente come una stella, luminoso come una stella. Agli occhi di chi per cercarlo e per trovarlo è disposto a rinunciare ai propri calcoli, alle proprie conclusioni. Rimane oscuro a Erode che cerca e teme uno che possa mettere in pericolo il suo trono, oscuro agli scribi e ai sacerdoti che ripetono a memoria le profezie senza che nemmeno li sfiori il loro significato, quello che può riguardare la loro vita.
La stella decide di farsi vedere e di brillare solo per chi la cerca; il Signore Gesù è luce per chi nel suo nome decide di affrontare il viaggio della vita.
Fossimo stati noi la stella forse ci saremmo fatti affascinare dal potere e dalla ricchezza di Erode e ci saremo fermati lì; fossimo stati noi non avremmo perso tempo a cercare cuori di persone che desideravano di essere in comunione con noi.
La stella si ferma dove noi forse non ci saremmo fermati mai. La stella si ferma non su una reggia, ma su una stalla. I Magi sono santi perché non hanno problemi a credere che quella stalla sia il luogo dove sta il re che stanno cercando; certo lo cercano prima nella reggia, ma non intestardiscono nel trovarlo lì.
Noi pellegrini con i Magi chiediamo la grazia di lasciarci guidare da Cristo e dalla sua Parola, è Lui la stella del mattino che si illumina ogni volta che serve e ci indica la strada. Una luce che ha bisogno di occhi di cercatori, di occhi disposti a lasciarsi sorprendere, a rinunciare ai propri punti di vista. Noi siamo viaggiatori esperti che hanno cercato Dio, cioè la gioia della vita e la pace del cuore, il gusto dell’eternità, in tutti gli angoli. La nostra generazione ha pensato finalmente di trovarlo nelle proprie teorie e presunzioni. La nostra generazione non solo non lo ha trovato, ma sembra averlo perduto.
Abbiamo bisogno di diventare Magi.