La scuola ci sta a cuore

Resoconto dell'incontro organizzato dall'associazione Bachelet

Venerdì 23 ottobre 2015 presso la Sala “A. Sicurezza” del Comune di Formia si è svolto l’incontro-dibattito “La scuola ci sta a cuore: riflessioni sulla riforma scolastica”; relatrice la Prof.ssa Elisabetta Barone, Dirigente scolastico del Liceo statale “Alfano I” di Salerno. L’incontro, promosso dall’Associazione culturale “V. Bachelet”, voleva essere ed è stato un appuntamento importante rivolto non solo agli “addetti ai lavori” , ma a tutti coloro che hanno a cuore il presente e il futuro delle nuove generazioni e del nostro Paese consapevoli dell’importanza della centralità educativa della scuola.

L’associazione ha ritenuto, infatti, indispensabile interrogarsi sul progetto di scuola, di persona e di società civile che si delinea a partire dall’ entrata in vigore della Legge 107 sulla riforma scolastica andando oltre gli schemi ideologici che si sono creati intorno alla “buona scuola” proponendo anche una riflessione attraverso del materiale di approfondimento. Non sembri tardivo rispetto alle polemiche dei mesi scorsi, ma si è trattato di una scelta meditata di discutere sulla sedimentazione delle opinioni e delle analisi, nel momento in cui tutte le componenti del mondo della scuola sono assorbite dal fare fronte ai cambiamenti, misurandosi con le concrete difficoltà ma anche con le possibilità che si aprono.

La scuola nel presente è in grado di dare ad ogni ragazzo e ragazza le opportunità giuste per realizzarsi come persona? Quale la risposta della “buona scuola” al futuro, al mondo di domani con le sue sfide? Sarà in grado di offrire non semplicemente “teste piene” ma “teste ben fatte”? Quale gioventù riesce a formare oggi la scuola? Anzi la scuola riesce ancora a formare?

Questi sono solo alcuni degli interrogativi emersi dal testo della legge 107 e affrontati nel corso del convegno. La prima risposta è parsa essere quella che occorre una scuola che sviluppi nei ragazzi la curiosità per il mondo e il pensiero critico. Sono, infatti, i ragazzi il soggetto che bisogna tenere sempre in considerazione, la loro crescita culturale ed umana in un contesto anche affettivo a misura dell’eta’. Una scuola, dove accanto ad un’ esigente azione didattica, ci sia spazio per l’educazione alla cittadinanza costruita in attività ordinarie, ma anche integrative.

Una critica strutturale al dibattito sulla “buona scuola” e’ quella dell’assenza dell’attenzione alla funzione educativa della scuola, come ricerca continua della centralità della persona, alla crescita integrale dell'alunno trascurata in favore dell’utile. La spendibilità degli apprendimenti scolastici, il valore della nozione sembrano essere in primo piano rispetto all’ascolto e alla crescita armonica dell’individuo. Tali critiche sono state sottolineate da un bel documento del MSAC che ha richiamato tutti sulla voglia di protagonismo degli studenti molte volte mortificato dalla burocratizzazione della struttura scolastica e dalla mancanza di luoghi fisici ed intellettuali.

Animato il dibattito tra i presenti che, sono stati concordi nel sottolineare il ruolo fondamentale dei docenti che, individualmente, ma anche attraverso la comunità professionale, rispondono responsabilmente ai nuovi bisogni formativi e alle molte sfide che interpellano la scuola. Non basta solo la conoscenza, anche aggiornata, delle discipline; occorrono competenze comunicative e didattiche, capacità di adattare i processi d’insegnamento/apprendimento ai nuovi bisogni formativi degli studenti, saper progettare e valutare per competenze, gestire le dinamiche della classe, avere un atteggiamento positivo verso il lavoro collegiale e stabilire relazioni significative con i diversi soggetti che compongono la comunità scolastica.

“Una scuola sarà “buona” se saprà leggere il territorio non in modo autoreferenziale, ma facendo rete con le famiglie , gli enti locali, le aziende, le associazioni. E’ la città che educa ed è dentro la città che la scuola ,che ha gli strumenti, educa.” Questo è il delinearsi di una comunità educante che non abbia obiettivi divergenti tra famiglie, territorio, scuola ed altre agenzie educative ma una comunione di intenti e che abbia come stella polare l’obiettivo di ragazzi preparati, consapevoli e “cresciuti”.

Certamente non può considerarsi esaurita in un convegno una problematica così vasta e centrale, per questo l’Associazione Bachelet continuerà a seguire l’evolversi della riforma, continuando a dare il proprio contributo di stimolo e di idee rispondendo così al suo dna associativo.

Rita Alicandro