RACCONTACI DI LUI

Omelia per l'ordinazione presbiteriale di don Alessandro Casaregola dell'arcivescovo Luigi Vari

Carissimo Alessandro, siamo in questo vespro di Pasqua, nella settimana in cui diciamo ogni giorno che oggi Cristo è risorto, oggi Cristo è vivente. Siamo nel linguaggio della liturgia nella domenica senza tramonto, che è il cuore della speranza di ogni cristiano.
Impariamo in questo giorno di Pasqua che il compito più importante che ci spetta è quello di indicare la presenza del risorto, di riconoscerlo oltre le apparenze, oltre le nostre convinzioni e giudizi.
Ci sono dei segni, però evidenti della presenza di Cristo vivo, fra questi ci sei tu stasera, sei tu il testimone della resurrezione, tu che ci racconti, mentre incantati vediamo mettere la tua giovane vita al suo servizio, che è apparso anche a te come agli altri apostoli prima di te. Ci racconti quello che ti ha detto, quello che ha fatto nella tua vita e per la tua vita. E noi ci fermiamo incantati ad ascoltarti, ti crediamo e siamo qui riuniti attorno a te a chiederti: raccontaci di Lui, delle sue parole, delle sue azioni.
Raccontaci di Lui.
Caro Alessandro, dietro tutte le domande che ti faranno le persone che incontrerai nella tua vita, c’è sempre questa: raccontaci di Lui; facci vedere come parlava, facci sentire come viveva.
Questo dovrai fare sempre: raccontarlo, raccontare con la tua vita le sue parole e con le tue parole la sua vita.
La lettura degli Atti degli Apostoli della liturgia di questa sera, racconta proprio di una comunità capace di mostrare Gesù, e dice che quella comunità esercitava un fascino straordinario, attirando una moltitudine di persone parlando di Gesù e vivendo secondo i suoi insegnamenti.
Le parole dell’affascinamento sono quattro, te le affido, certo che se tu le vivrai eserciterai il fascino di Cristo vivo e le persone che si accostano a te non andranno via deluse.
La prima parola è didachè, i cristiani, ci dicono gli Atti, ascoltavano con una sorta di ostinazione l’insegnamento degli apostoli e cercavano i modi per metterlo in pratica. Non dobbiamo trascurare che la prima dimensione di una comunità credibile e dunque anche di un sacerdote credibile è qualcosa che ha a che fare con la capacità di ascoltare e di riflettere su come quanto si è appreso può essere tradotto in vita.
Immaginiamoceli questi cristiani che si confrontano, che discutono su come vivere per essere Vangelo.
Non è un atteggiamento di una volta, ma di sempre.
Quante volte il libro degli Atti ci racconta la difficoltà di raggiungere una decisione, quante discussioni!
Alessandro non aver paura di pensare, di farlo con la tua testa.
Ascolta, rifletti, abbi come punto di riferimento il Vangelo e cammina.
Il servizio prezioso a cui sei chiamato è quello di chi, allenato all’ascolto, attento all’insegnamento, spinge i fratelli a pensare.
In questo tempo tutti abbiamo capito che se non ci fermiamo un po’ a riflettere, richiamo il naufragio.
Pensa che straordinaria spinta alla fede è per gli apostoli, il dubbio di Tommaso.
Che cosa straordinaria incontrare un prete che sa ascoltare, riflessivo, attento a non contraddire con la vita le cose che apprende dal Vangelo, dal Vangelo ampio, quello scritto dalla vita e dalla storia della gente, quello di Dio che continua a parlare.
L’altra parola è koinonia, questa parola ti deve definire, come sacerdote tu sei l’uomo della comunione.
Custode della comunione, pensando che ciò che la rende possibile è la fedeltà a Cristo. La comunione nasce dalla condivisione della stessa fede, dalle decisioni condivise, dalle idee scambiate.
Alessandro ti accorgerai che una delle fatiche più grandi è proprio quella di condividere, e sarà forte la tentazione di fare per conto tuo, ma ricorda tu sei il custode della comunione.
Custodiscila, non metterla in pericolo per il gusto e la voglia di affermare te stesso, sii fedele al tuo compito di custodirla.
Oltre che custode dovrai essere un narratore di comunione, pensa anche con timore che ogni tuo gesto e parola che avranno la caratteristica della divisione sarà capace di allontanare un fratello da Cristo.
Raccontala, basta che tu metta sempre in gioco il meglio di te.
Le persone hanno diritto al meglio di noi, al bene di noi e non devono essere aggrediti e scoraggiati dalle nostre paure e fragilità.
Metti in comune il bene di te, tu sei paziente, sei solare, sei mite, sei uno che tutti vorrebbero come amico. Quanti beni hai da condividere.
Non essere avaro.
Pensa a Tommaso che trova la spinta a non rinunciare per la fede di quelli che erano riuniti nel cenacolo.
La terza parola è la frazione del pane, che è un aspetto preciso della comunione, quello che da questa sera ti caratterizzerà, sarai l’uomo del pane spezzato, l’uomo che crea la comunione nella celebrazione eucaristica. Tu sai, però che non è solo a questo che la frase spezzare il pane si riferisce, ma alla capacità di stare insieme, alla gioia e alla volontà di condividere. Sarai costruttore di comunità se ti preoccuperai che essa sia sempre una famiglia, che ne abbia il fascino. Curati che le persone stiano bene con te, che trovino sempre la tua umanità, curati che quando spezzano il pane dell’eucaristia lo facciano con uno capace di spezzare con loro tanti altri pani.
Infine l’ultima parola è proseuchè, lo sai si tratta della preghiera, il testo parla di preghiere, per dire che ognuno ha una sua preghiera, come ognuno ha una sua vita. Essere un uomo di preghiera significa per un sacerdote, la capacità o almeno il desiderio di fare della sua preghiera, la sintesi delle preghiere di tutti. Contenere nella propria la preghiera di tutti è come contenere nella propria vita, quella di tutti.
La tua preghiera che le riassume tutte non te la devi inventare, è quella che Gesù insegna, quella del Padre Nostro, magari quando chiediamo che la terra abbia sempre di più il colore del cielo.
Chiedi sempre un po’ di cielo, soprattutto quando la terra sembra così pesante e opprimente, quando il grigio della vita e delle situazioni ti toglie il fiato, quando ti giri intorno e ti sembra che non ci sia nemmeno più un uomo, allora fa sempre la preghiera di Gesù, e domanda un po’ di cielo, per te e per i tuoi fratelli.
Te lo chiedo per Alessandro, non farli mai mancare il cielo.
Un po’ di cielo Signore.
E tu come Tommaso quando non hai parole per giustificarti, di solamente: mio Signore e mio Dio!
Dillo sempre: Mio Signore e mio Dio!
Te lo chiedo per Alessandro, non farli mai mancare il cielo.