Siamo soliti nel primo giorno dell’anno pregare per la Pace in una invocazione che ci rende vicini a tutti gli uomini e le donne del mondo indipendentemente dalle loro idee e anche dalla loro religione. Il desiderio di Pace, che è il primo dono che il Signore Gesù fa all’umanità, ci accomuna tutti. Proprio da questo desiderio nasce il dialogo perché ogni persona che vive senza Pace la desidera e lo fa indipendentemente da tutto, solo per il fatto di appartenere alla famiglia umana.
L’apostolo Paolo dice che la prova che noi siamo figli di Dio è una sola, quella per cui nel cuore di ognuno di noi nasce l’invocazione a Dio che chiamiamo Abba, Padre, ma nel modo più affettuoso che le lingue conoscono: papà. Siamo figli di Dio, siamo fratelli, lo dice l’apostolo non perché la pensiamo allo stesso modo, non perché parliamo la stessa lingua, ma perché tutti sentiamo il desiderio di non essere abbandonati a noi stessi, di non essere orfani.
La scena del Vangelo, infatti, ci racconta di Dio che per farsi fratello dell’umanità, si è fatto figlio e oggi celebriamo Maria perché ha permesso che questo accadesse. Far nascere un figlio che diventasse fratello di tutti. Questo ha fatto Maria e noi non possiamo trovare nessun altro titolo di onore per Lei che questo, Madre. Ha fatto nascere un fratello per tutte le vittime della solitudine, per tutte le vittime dell’indifferenza, della violenza; ha fatto nascere un fratello che insegnasse anche a chi non si trova in situazioni di emergenza, a prendersi cura degli altri perché fratelli. Maria ha fatto nascere un figlio e ci ha così consentito di considerarci tutti figli nel Figlio.
Siamo figli, questa è la più straordinaria realtà che possiamo comprendere di noi stessi, non siamo abbandonati, non siamo lasciati, non siamo orfani. Figli e fratelli, quando questo diventa evidente alla nostra vita, allora diventa anche naturale impegnarci per il bene degli altri e pregare per la Pace.
Quest’anno il messaggio che il Papa ha indirizzato per la giornata della Pace, recita: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la Pace”. Per essere fratelli veramente bisogna riconoscere che tutti siamo debitori: «Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? […] Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre? Non ritornerai, di nuovo, nudo nella terra? Da dove ti proviene quello che hai adesso? Se tu dicessi che ti deriva dal caso, negheresti Dio, non riconoscendo il Creatore e non saresti riconoscente al Donatore».
Quindi tutti debitori verso Dio, e continua il messaggio del Papa: Il cambiamento culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori, ma anche tutti necessari l’uno all’altro, secondo una logica di responsabilità condivisa e diversificata. Potremo scoprire «una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri». Non pensiamo che questo non accadrà mai, perché siamo sempre di più quelli che riflettono che siamo parte di una grande famiglia e che nessuno può pensare di fare come se gli altri non esistessero. C’è un progresso di consapevolezza che ci rende capaci di speranza e di guardare al futuro senza fatalismo e rassegnazione.
Maria è la porta della speranza, a Lei affidiamo questo anno santo, ci aiuti Maria a vivere giorni di speranza che avvicinano la Pace.