Giubileo dell’Annunziata, le parole del vescovo

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Omelia dell’8 dicembre 2019

Mons. Luigi Vari, Arcivescovo di Gaeta

Capita qualche volta di metterci a parlare delle cose che riguardano la fede con l’atteggiamento di chi voglia giustificarle. Cioè partiamo dal pensiero che abbiamo in mano la risposta a tutte le domande, che noi sappiamo come vanno le cose e cerchiamo di mettere in questo circolo del nostro buon senso anche le cose che riguardano la fede. Del resto questo è il nostro modo di comprendere, che significa contenere, cioè noi abbiamo bisogno di sentire che siamo capaci di contenere tutto, che niente è più grande di noi. A volte, però comprendere non è l’unica cosa che possiamo fare, a volte accettare che non tutto è comprensibile è quello che ci serve, perché quando accettiamo questo accettiamo l’infinito. Chi di noi non si scontra con quella legge della riduzione di tutto: si riducono le idee, si riducono i sogni, si riduce l’amore. A vedere bene soprattutto nei più giovani trionfa una cultura cinica che proprio squalifica i sogni, quelli grandi. Sono disposti e già sanno che forse dovranno lasciare la loro terra per avere un po’ di futuro, ma non sono disponibili, almeno così sembra e forse non è vero, a dare un po’ di spazio nel loro cuore a pensieri e parole che aprono all’infinito, all’eterno. Non riusciamo quasi più a parlare di niente senza provocare il sorriso dei delusi. Abbiamo un così grande bisogno di maestri di infinito che ci facciano sorridere alla vita, che ci facciano considerare che siamo piccoli e insignificanti se non respiriamo di infinito. Abbiamo bisogno di Maria che accoglie nel suo piccolo mondo Dio infinito, e non lo riduce a sé ma lo custodisce. Custode dell’infinito è ogni sua parola e ogni gesto di amore o di pietà, di ordinaria quotidianità o di straordinaria grandezza, dagli umili gesti della casa di Nazareth a quelli eroici sotto la croce e ci sembrano preziosi, indimenticabili, bellissimi. Quello che rende questa piccola ragazza una donna che noi immaginiamo insieme a tutti gli artisti nei secoli, bellissima, è l’infinito. Come siamo brutti senza infinito siamo come parole spezzate, non manteniamo a lungo lo sguardo limpido e luminoso, non sappiamo dire le parole giuste. Come diventa brutto il tutto senza una goccia di sogno e di infinito.

Stasera aprendo il giubileo dell’Annunziata viaggiamo nel tempo e pensiamo che certamente quelli che hanno messo mano a quest’opera, probabilmente non erano migliori di noi, forse erano anche peggiori, ma avevano un po’ di più di infinito che interrompeva la loro violenza e il loro egoismo. Nello stesso tempo ricordiamo anche quante sofferenze hanno abitato in questo istituito dalla sua fondazione e quante sono state causate dall’egoismo e dalla malvagità.

Ci rendiamo conto che cosa bella riesca a farci fare il pensiero dell’infinito e quale tragedia provoca il rinunciarvi.

Maria immacolata, noi in questa Chiesa ci ricordiamo degli occhi di Pio IX che hanno incrociato la tua immagine, ma certo per te quegli occhi non hanno cancellato quelli di tante bambine e ragazze sole che si affidavano ai tuoi per ricordarsi di avere una madre e non pensare di essere di nessuno. Certo non hai dimenticato gli occhi di chi, speriamo tanti, cercavano di colmare il loro vuoto con il loro affetto e con le loro parole. Certo, non ti dimentichi dei nostri occhi un po’ smarriti perché hanno smarrito l’infinito e che ogni volta ti incrociano e ti salutano con un ave Maria per avere forza, un ave Maria per le persone che amiamo e ci sembrano così vuote e che non sappiamo aiutare. Ave Maria per noi, per le nostre preoccupazionii perché vogliamo sentire su di noi gli occhi di una madre, la madre di Gesù Signore, gli occhi nei quali si nascondono e si affacciano gli occhi di Dio.