Per non farsi rubare il futuro serve essere vigili

Riflessione pubblicata su Avvenire Lazio Sette Gaeta, domenica 1 dicembre 2019

Monsignor Luigi Vari, Arcivescovo di Gaeta

Senza avere la pretesa di interpretare i fenomeni che riempiono la cronaca, forse non si sbaglia se si leggono come segni di un’attesa diffusa che anche se coinvolge molte generazioni caratterizza soprattutto i giovani.
Giovani e ragazzi che hanno la sensazione che non ci si può semplicemente arrendersi di fronte a quanto minaccia il futuro. Questa è una bella notizia, dopo aver molto analizzato la mancanza di futuro che caratterizza le giovani generazioni, trovarsi con piazze piene di giovani! Bella notizia perché le analisi, quando hanno a che fare con l’animo umano, non sanno prevedere il futuro e sono quasi sempre smentite.

Questo movimento si è mobilitato per l’ambiente e ha prodotto una consapevolezza mai così diffusa delle diverse emergenze che si collegano al clima e il desiderio di fare qualcosa stigmatizzando chi decide di non fare niente o di negare il problema. La rivoluzione degli ombrelli vede, ormai anche in situazioni drammatiche, giovani mobilitarsi senza stancarsi per mantenere in Hong Kong le forme di democrazia nelle quali sono cresciuti e che non hanno intenzione di abbandonare. Anche in Italia non mancano movimenti che mostrano di avere idee chiare su molti argomenti, decisi a dire la loro, smentendo quelli che parlano di una generazione abulica. Si può girare il mondo e trovare tante storie simili a queste.

Certo! Di ognuno di questi fenomeni possono essere fatte tante analisi, cercati retroscena e espressi dubbi, quello che, però conta è che chiamati a condividere un interesse, a manifestare un’idea di mondo diverso, a denunciare una violenza come quella esercitata con preoccupante frequenza verso le donne, o a protestare contro qualunque tipo di discriminazione, questi ragazzi rispondono, anche se qualche volta, farlo è rischioso.
Muoversi insieme per difendere qualcosa in cui si crede, non permettere agli eventi di cadere addosso, non rassegnarsi, mostra un modo di stare nel mondo vigilante e non distratto. Sembra proprio il modo suggerito dal Vangelo per stare nel mondo, la pagina che si legge oggi, chiede di non essere distratti, di non lasciarsi sorprendere dagli eventi, di vegliare e non lasciar fare.
Si scopre che l’Avvento non è solo un tempo liturgico che si ripete, ma è la condizione di una umanità che finché aspetta, fa sperare bene. L’Avvento è il tempo in cui la Chiesa si scopre maestra dell’attesa e complice delle attese: attesa di Cristo con la consapevolezza che vanno custodite le attese che sono nel cuore degli uomini.